Nel mare della ragione

Destati! Città di sogno,
dalle assonnate coltri della notte;
in questa ora, che tutto trasfigura,
Viareggio mio, ti voglio testimone
del mio connubio al mare.

Tremante, smarrito m'inoltro
negl'astri lucenti che specchi.
O mare, rapisci adesso,
avvolgimi in azzurri lenzuoli,
fluttuami negli abissi infiniti;
in questo estremo, purissimo lavacro,
fai che in eterno la mia tomba sia,
un porporino banco di corallo.

Ragioni che mi pungi,
perché mi disturbi?
Perché mi alzi il pugno?
Perché mi porti indietro?
Sono mortale?! Allora!
lasciami morire come voglio!
In questo mare sto cercando il modo,
che mi sottragga agli avvoltoi sociali,
che stanno banchettando sul mio corpo.